Balbettavo
non mi spiegavo
non ci riuscivo
per lo più dormivo
steso sotto il lavandino
lungo quello stupido declivo
con la testa a valle
le api a
frotte
nelle orecchie
il sorriso a spalle
i vermi tra le dita
su, per le cosce
l'ortiche aggrovigliate
su per
le palle
a lenirmi angosce
che non provavo
Balbettando latravo
in silenzio
non mi spiegavo
come potesse il
giorno
morir di stenti
in un amen
come a chiuder
l'occhi
in un amen
senza lamenti
Il presente blog (questo) si fa premura di tradurre l'opera del poeta anarchico (italo argentino) Rodrigo Buenaventura Larraìn, nella speranza di essere all'altezza del compito. Se, lungo la via, dovessi incappare in qualche notizia che possa illustrarne la vita (mi pare difficile, ma lo spero), ovviamente la posterò
Sarei apparso a dio in persona, se fossi stato vivo,
sfortunatamente
R. (B.) Larraìn
sfortunatamente
R. (B.) Larraìn
domenica 3 novembre 2013
Come pesci muti, ciechi e muti, poesia, di Rodrigo (Buenaventura) Larraìn
Ci sarebbe
da chiarire, poi
ad un certo punto
e una volta per
tutte
chi è la
gente
quella bella
quella perbene
quella perdente
e cos'è quella lieve
paranoia
che c'attanaglia tutti
che ci sdubbia
ci sdoppia l'anima
la sminuzza in un outlet
ai limite dell'estate
E' quel che meritiamo?
Un outlet infinito in un
saldo perenne
una puttana perbene
uno sguardo
avvizzito sull'abisso
del presente
senza lo straccio della speranza
di un posto
o di un chiodo (un chiodo, almeno quello)
fisso?
Poi dovremmo
un bel giorno
capire chi siamo
e perchè alla fine
nella stessa identica
maniera
informe
tutti moriamo
col respiro tra
i denti
a brandelli
rendendo l'anima
al niente
Poi, per dire,
non ci rimarrebbe
che dormire,
sognando sogni in rima
muti come pesci
autistici
pescati di mattina
sul lungomare
chiazzato dalla
brina
viola
da chiarire, poi
ad un certo punto
e una volta per
tutte
chi è la
gente
quella bella
quella perbene
quella perdente
e cos'è quella lieve
paranoia
che c'attanaglia tutti
che ci sdubbia
ci sdoppia l'anima
la sminuzza in un outlet
ai limite dell'estate
E' quel che meritiamo?
Un outlet infinito in un
saldo perenne
una puttana perbene
uno sguardo
avvizzito sull'abisso
del presente
senza lo straccio della speranza
di un posto
o di un chiodo (un chiodo, almeno quello)
fisso?
Poi dovremmo
un bel giorno
capire chi siamo
e perchè alla fine
nella stessa identica
maniera
informe
tutti moriamo
col respiro tra
i denti
a brandelli
rendendo l'anima
al niente
Poi, per dire,
non ci rimarrebbe
che dormire,
sognando sogni in rima
muti come pesci
autistici
pescati di mattina
sul lungomare
chiazzato dalla
brina
viola
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